Scegliere di fare impresa è un passo che va pensato e calibrato minuziosamente.
E’ una scelta che potrebbe cambiare in meglio la propria vita portare a un triste buco nell’acqua con conseguente spreco di risorse, energie e un bel po’ di frustrazione.
Un giovane che decide di mettersi in gioco orientando il suo futuro a una scelta così importante non può di certo essere uno sprovveduto: in gioco non ci sono solo i soldi ma molto di più. Spesso a guidare i giovani c’è un sogno e una visione di sé stessi a lungo accarezzata.
Nel rapporto “Giovani Imprese e Lavoro” di Unioncamere si parla di una percentuale del 26% di giovani neo imprenditori che hanno deciso di intraprendere questa strada dopo un periodo di gavetta come operai o apprendisti.
Questo sottolinea il carattere estremamente cauto con cui i giovani decidono di fare “nuove” imprese: si tratta di persone che hanno già sperimentato un periodo di lavoro nell’ambito in cui intendono muoversi, che ne conoscono dinamiche e linguaggi e che si rendono conto di poter offrire qualcosa di più o di diverso, magari più all’avanguardia o più personale rispetto all’esperienza maturata in altre aziende.
Decidere di creare qualcosa di nuovo da sé, dopo aver già vissuto e conosciuto l’ambiente di inserimento, comporta in questi casi un vero e proprio passaggio di status che nella società contemporanea è da sempre ambito e permette al giovane di far vedere a sé e agli altri il suo valore.
Questa tendenza risulta essere tipica delle regioni centrali attestandosi con un picco del 29%; cala un po’ al nord-est con una percentuale del 26%, zona in cui le imprese si fanno tendenzialmente di dimensioni più elevate, mentre si abbassa ancora nel Mezzogiorno raggiungendo il 22%.
I giovani imprenditori provengono anche da altri tipi di mansioni: il 17% di loro, infatti, ha lavorato come quadro o impiegato, mentre chi si lancia a capofitto nell’impresa senza alcun tipo di precedente esperienza professionale, dimostrando intraprendenza, coraggio e forte spirito di iniziativa è il 15%.
Dando uno sguardo al livello di istruzione di coloro che decidono di diventare imprenditori, possiamo mettere a confronto nuove e vecchie imprese per comprendere come considerare il potenziale innovativo e creativo messo in gioco da chi scende in campo ora.
Il 49% dei titolari delle nuove imprese ha conseguito il diploma a fronte di ben 9 punti percentuali in meno dei titolari più anziani, che raggiungono dunque il 40%; e parallelamente, i giovani che si lancia nell’impresa con la sola licenza media raggiungono solo il 19% a fronte di un 32% tra i più anziani.
Considerando invece un livello di istruzione superiore come la laurea, vediamo che non c’è una gran differenza tra imprenditori giovani o anziani; i primi sono il 16% mentre i secondi il 14%.
Alla luce di ciò, risulta fondamentale pensare di fare dei passi in avanti per orientare i laureati verso percorsi imprenditoriali: il bagaglio culturale conseguito in anni ed anni di studio, la spinta all’innovazione e la creatività possono rivelarsi la giusta combinazione per creare nuove imprese differenti che innalzino il livello del territorio in cui si svilupperanno. La creazione diretta di nuova occupazione per sé porta direttamente benefici ad altri livelli risultando vantaggioso in senso ampio.
La giovane impresa innovativa che nasce in Italia come sfida personale di soggetti con un livello culturale medio-alto è simbolo di una nuova spinta in controtendenza con l’immagine dei cervelli in fuga che negli ultimi anni è sembrata essere il simbolo del territorio nazionale.
Consulta il Rapporto Giovani Imprese e Lavoro – Unioncamere 2013